Provare, provare e ancora provare, finché qualcosa funziona.
martedì 29 aprile 2025

“L’informatica mi appassiona da sempre, anche se non saprei dire da dove tutto ha avuto inizio. I miei genitori fanno tutt’altro di mestiere: mio padre è cuoco, mia madre infermiera. Il computer, però, mi ha sempre incuriosito, anche se all’inizio lo usavo per giocare o smanettare a caso.
Il primo vero progetto lo realizzo nel 2018. Ho 12 anni. Partecipo a una competizione internazionale, i Coolest Projects. È mia zia a iscrivermi. Non sapevo programmare, ma avevo un’idea: un’app per scambiarsi soldi collegando due telefoni con il cavo audio. Poi il progetto cambia strada, ma quella è la scintilla. Non avevo la minima idea di come si facesse un’app. Cerco guide online, provo e riprovo.
Con il mio amico Gabriele iniziamo a costruire il sito. Senza ChatGPT, senza aiuti esterni, solo Internet e tanta pazienza. Alla fine, il progetto funziona. A Milano vinco una borsa per andare alla finale a Dublino. A Dublino vinco la competizione. Avevo tredici anni. E lì capisco una cosa: se provi e riprovi, qualcosa accade.
Dopo Dublino arriva il lockdown. Il tempo libero raddoppia, e io lo uso tutto per approfondire quello che mi interessa. Scopro la sicurezza informatica e le falle logiche: non sono bug tecnici, ma errori di ragionamento. Mi piace entrare nella mente di chi ha scritto il codice, capire che cosa ha pensato e dove ha sbagliato. Inizio a fare prove, leggo documentazione, studio. Scopro il mondo dei bug bounty: se segnali una falla senza rubare dati, ti ringraziano. A volte con un premio.
Kotekorbya era il nome di un virus, poi è diventato il nome del nostro gruppo: io, Gabriele e Mattia, amici dell’oratorio. Gabriele sta sul software, Mattia sull’hardware. Con loro creo i primi progetti. Oggi è il nome che vorrei dare alla mia futura azienda.
Nel frattempo, studio, anche se la scuola mi va un po’ stretta. Alle superiori ho avuto una prof di sistemi e reti che ha sempre creduto in me. E mia madre è la mia fan numero uno.
Partecipo a tutte le competizioni in presenza che posso. Quelle online meno, perché porto avanti altri progetti. Per esempio, un servizio di hosting: vendiamo spazi web, servizi cloud. Tutto autoprodotto.
Voglio fare tante cose, ma voglio farle bene. Solo cose di qualità: affidabili, semplici, veloci. Mi piace andare a fondo, anche nei dettagli.
Nel tempo libero ascolto musica. Italodance, hands up, quei generi super energetici un po’ fuori moda. Mi rendono felice. Forse sono l’unico diciassettenne in Italia che li ascolta davvero.
Per il futuro ho tante idee, ma poche certezze. So che voglio lavorare nella sicurezza informatica. Forse aprire una mia azienda, magari sviluppare un progetto che non esiste ancora.
Una cosa però la so: voglio migliorare la vita delle persone. Anche nelle piccole cose.
E nella nostra comunità di informatici c’è una regola semplice: si condivide. Perché quando la conoscenza si mette in comune, aumenta per tutti.”
Jacopo Di Pumpo è studente al Marie Curie Institute in Cernusco sul Naviglio. È il membro più giovane del Team Italy, la nazionale italiana di Cyberdefender.
Jacopo parteciperà l’8 maggio a “Supereroi digitali”, sfide di hacking etico alla RomeCup.
Scopri di più sul progetto qui https://www.mondodigitale.org/progetti/job-digital-lab