L’importanza delle parole giuste

mercoledì 19 marzo 2025

“Mi chiamo Alessandro e fino a sette anni fa non sapevo di essere dislessico.

Lo scopro quasi per caso, quando gli insegnanti di mia figlia ci chiedono di farle fare dei test per la valutazione della dislessia: prima che li faccia lei, voglio farli io.
Mi siedo davanti alla specialista, che guarda i risultati e mi dice: “Lei ha compensato benissimo”. Io cado quasi dalla sedia. Compensato cosa? Allora tutto torna: la fatica a scuola, il dover fare dieci volte gli sforzi degli altri, il senso di essere sempre un po’ fuori posto. Non ero lento, sbadato o strano. Ero dislessico. E nessuno se ne era mai accorto.

A 44 anni do finalmente un nome a qualcosa che mi accompagna da sempre. Prima sto male, poi mi sento leggero. Mi libero. Quello che mi sembrava un limite diventa una chiave per leggere tutta la mia storia. E mi accorgo di quanto mi ha dato: la capacità di vedere le cose da angolazioni diverse, di trovare soluzioni quando gli altri si bloccano. Un tempo pensavo di essere solo un tipo che trova il famoso ago nel pagliaio. Ora so che è un dono.

Lavoro nel mondo della sicurezza informatica da più di vent’anni. Comincio per caso, resto per scelta. Ogni tre anni cambio ruolo, sempre dentro la stessa azienda. Faccio un po’ di tutto: prima tecnico, poi sicurezza, poi infrastrutture. Non mi annoio mai, e non mi fermo mai.

Oggi so chi sono. So che il mio modo di pensare è un valore. So che gli errori servono, che sbagliare è un passaggio, non un fallimento. Anche con mia figlia è così. Anche lei è dislessica, ma la sua strada è diversa. Ha strumenti, supporto, insegnanti che sanno cosa vuol dire. Non è sola. E io le dico sempre: non esiste un solo modo per imparare, per capire, per vedere le cose. Ce ne sono mille. E il tuo vale quanto quello degli altri.

Alle persone che lavorano con me dico sempre: sappiate che dietro quella porto ci sono sempre.
Prova, fai, sbaglia: c’è sempre un modo per trovare una soluzione. E se non dovesse esserci, allora vuol dire che non c’è nemmeno il problema, ma solo una realtà a cui adattarsi.

Mi piace parlare con gli altri: il mondo è veloce, frenetico, digitale, ma il contatto umano è tutto. Anche in una grande azienda, anche dentro un sistema di regole e procedure, l’umanità resta la cosa più importante.
Con la certezza che qualsiasi cosa capiti, non c’è giornata che non valga la pena di allacciarsi le scarpe per uscire.”

Alessandro Da Ruos è Enterprise Security Architect @INGItalia.
Alessandro ha partecipato in qualità di role model al webinar gratuito di #JobDigitalLab “Cybersecurity a 360°: proteggi identità e dati, a casa e al lavoro”, il 24 febbraio 2025.
Scopri di più sul progetto qui https://www.mondodigitale.org/progetti/job-digital-lab